domenica 19 luglio 2015

Cervinara, via Pirozza





Il Direttivo del Movimento Caudino No Amianto segnala la presenza in Via Pirozza a Cervinara di alcune lastre di amianto ubicate a stretto contatto con le abitazioni (vedi foto)..

Il Comune di Cervinara, tramite il delegato all'ambiente Daniele Sorriento, ha finalmente dato vita ad un progetto attivo per la mappatura dell'amianto sul territorio cervinarese.

Stesso discorso anche per Città di Airola, dove è stato lanciato un bando pubblico dalle istituzioni.
Il MCNA,nei limiti del possibile, sostiene queste le iniziative e invita la Cittadinanza a combattere questo assassino silenzioso.
Il Direttivo del No Amianto ha nominato Virginia Cioffi come nuova responsabile.
Ricordiamo che Martedì 21 luglio 2015 c'è il primo incontro tra le associazioni e il delegato all'ambiente del Comune di Cervinara. L'appuntamento è alle 19,30 in Piazza Trescine.

Per informazioni 3927296543.

Il Direttivo del Movimento Caudino No Amianto

lunedì 24 novembre 2014

ETERNIT INGIUSTIZIA E' FATTA!


Il Movimento Caudino No Amianto si stringe al dolore dei familiari delle vittime e di tutti i cittadini indignati per la sentenza scandalosa legata al caso eternit.

MCNA


Trent’anni di fiori, lutti e battaglie. Il reato è prescritto, il mio dolore no

Un momento della giornata di lutto cittadino proclamata a Casale Monferrato il giorno dopo la sentenza

 Silvana Mossano, giornalista de La Stampa, casalese da generazioni, è stata la prima in Italia, con il marito Marco Giorcelli, direttore del “Monferrato”, a sollevare il problema dell’amianto e della sua pericolosità. Silvana ha seguito il caso Eternit fin dagli Anni 80. La vicenda ha sconvolto la sua vita familiare quando Marco Giorcelli si è ammalato ed è morto di mesotelioma nel 2012, a soli 51 anni 

Oggi avrei voluto tanto raccontare il capitolo finale di una storia giusta. E, invece, purtroppo sono qui a scrivere una pagina dolorosa. 
E sono ormai troppe le pagine di dolore che ho scritto da oltre trent’anni parlando dei molti che ho conosciuto sani e ho salutato con un fiore e una firma sul registro delle onoranze funebri, e ricordando chi ho amato pieno di vita e, pur tenace e caparbia, non sono riuscita a difendere dal mal d’amianto, rivale per me cruento e imbattibile. 

Sono qui a documentare, oggi, una giornata triste, che ha levato l’alba trovandomi sveglia, svuotata e stanca. Non la stanchezza del sonno che manca da molte ore, ma la stanchezza dell’anima di fronte a un dilemma che ancora non riesco a capire. Ah, il significato tecnico tutti noi che eravamo là in Cassazione, l’abbiamo compreso, ben spiegato dal pm Francesco Iacoviello; anzi, si è impegnato a essere chiaro “per farmi capire anche dai signori del pubblico”. 

L’avevamo preso come un esordio di buon auspicio. Invece, la conclusione, che la Corte ha fatto propria trasformandola in sentenza definitiva e irremovibile, è stata un sasso in testa. Mi sono sentita stordita da una prescrizione del disastro da amianto che non è colpa di una magistratura lenta o degli artifici degli avvocati per tirare in lungo i processi; no, è colpa del male stesso che il disastro ha prodotto e continua a produrre chissà fino a quando. Il fatto è che il mesotelioma, il cancro canaglia che dell’amianto è figliastro, si manifesta dopo una lunghissima latenza e, quando compare, chi ti ha infettato (in questo caso Stephan Schmidheiny) non è più punibile (di disastro doloso) perché nel frattempo la sua azione criminosa (che il pm non ha negato, anzi) è prescritta. Sapete qual è stata la prima associazione di parole? Marco è “prescritto”. Mauro, Maria Rosa, Renzo, Paolo, Ornella, Piero, Luciana, Gabriella, Giuseppe, Giovanni, Gigi… sono “prescritti”? Spazzati via? 

La Romana, dopo la sentenza, è stata trascinata dal figlio lontano da lì, era troppo anche per lei, pur così coraggiosa e indomita. Ha solo mormorato: “A questo sono servite tutte le nostre lotte?”. E io sono qui a domandarmi: “A questo è servito tutto quello che ho scritto, scevra, lo giuro, da ogni rancore, a implorare solo una via di uscita da tanto dolore? Pagine e pagine scritte di sofferenze per aggiungerne oggi una in più, che è anche di più, è non senso.

Non ho la presunzione di dire che la sentenza è sbagliata: abbiamo sentito dire che il diritto deve prevalere sulla giustizia. Ma dove? Dentro la maestosa aula magna di Cassazione trova ragione la vittoria del diritto astratto, ma è lontanissimo dalla giustizia concreta attesa come riscatto e riconoscimento di un torto subìto che è reale, e ci brucia addosso, e ci fa paura. Il diritto di chi ha fatto del male vale di più dell’anelito di giustizia di chi l’ha subito e lo subisce? E allora si parta subito con una battaglia legislativa. 


So, poi, che qualcuno ha la tentazione di evocare quell’offerta di Schmidheiny al Comune di Casale, respinta con sdegno. “Se l’avessimo presi quei soldi… ora, invece, ci si trova con un pugno di mosche…”. Beh, se l’avessimo presi quei soldi maldati, non offerti ma imposti a condizioni umilianti, oggi ci troveremmo a incassare questo nuovo dolore sotto il peso della vergogna. Invece, almeno, la collettività unita è qui sì a piangere insieme, ma non piegata. Ha la schiena dritta. 

tratto da:  LA STAMPA

venerdì 24 ottobre 2014

La lettera del sig. Antonio Dal Cin


Riceviamo la segnalazione del sig. Antonio Dal Cin, un Uomo che lotta.

“Ho quarantacinque anni, tre figli di cui due in tenera età di sette anni e diciassette mesi, e morirò tra poco. Sono malato di asbestosi, avendo prestato servizio per lunghi anni in esposizione a polveri e fibre di amianto, in assenza di strumenti di prevenzione tecnica e di protezione individuale.
Per quasi un quarto di secolo ho indossato la divisa delle Fiamme Gialle e oggi La imploro affinché si prosegua l'attività di bonifica delle caserme e non si lascino soli gli orfani”.
L'appello disperato arriva da Antonio Dal Cin, militare della Guardia di Finanza in congedo, riformato in seguito all'insorgenza di una patologia asbesto correlata, ossia dovuta all'esposizione all'amianto, dopo aver prestato servizio prima in Veneto e in Friuli Venezia Giulia poi a Sabaudia. Ed è indirizzata al Comandante Generale della Guardia di Finanza, Saverio Capolupo, che ha recentemente ammesso la presenza di amianto all'interno di numerose caserme, e di aver iniziato l'attività di bonifica.
Lucido e pronto ad affrontare la morte, assistito dall'Osservatorio Nazionale Amianto, chiede al Comando Generale di non fermare l'operazione di decontaminazione indispensabile per salvare le vite dei colleghi che ancora non si sono ammalati, e di avere cura degli orfani dei molti militari che negli anno hanno contratto, come lui, malattie professionali.

Preg.mo Sig. Comandante Generale,
sono il Sig. Antonio Dal Cin, nato a Crema il 25.09.1969, e residente in Via Zara n. 10, Sabaudia (LT), e sono un finanziere in congedo per riforma in seguito ad insorgenza di patologia asbesto correlata di origine professionale, avendo prestato servizio per lunghi anni in esposizione a polveri e fibre di amianto, in assenza di strumenti di prevenzione tecnica e di protezione individuale.
Ho appreso dagli atti parlamentari, e in modo particolare dalla replica del Ministero dell’Economia e delle Finanze, ma anche dalla mia quotidiana frequentazione, se non altro per via telematica e telefonica (le mie condizioni di salute non mi permettono altro perché avendo l’asbestosi debbo rimanere quasi tutta la giornata disteso sul letto per evitare tra l’altro che aumenti il ritmo del battito cardiaco, già oltre la soglia, e perché avverto dispnea, e soffocamento), che effettivamente anche grazie all’opera e all’impegno delle Superiori Gerarchie è in atto la bonifica delle caserme dalla presenza di amianto.
Certo molte debbono essere ancora bonificate ma almeno si è iniziato a farlo, in modo costante e deciso e di questo La ringrazio, in modo che quando lascerò questa vita, purtroppo assai presto, per quello che mi dicono i sanitari, almeno potrò dire che la mia morte potrà servire a qualche cosa.
La lucida consapevolezza della mia fine, che come dicono i sanitari arriverà per arresto cardiocircolatorio (infatti l’asbestosi ha determinato seri problemi di funzionalità cardiaca, e non a caso l’art. 4 della l. 780/75, per i dipendenti privati sancisce la indennizzabilità anche delle patologie cardiocircolatorie per coloro che sono affetti da asbestosi), e la tragedia legata al fatto che ho tre figli, di cui gli ultimi due in tenera età, Anna di sette anni e Matteo di 17 mesi, che purtroppo rimarranno solo con la madre e cioè con mia moglie che peraltro è affetta da Sclerosi Multipla e Morbo di Basedow, non mi impedisce di mantenere quella saldezza e quella speranza, e anche quella forza che mi ha infuso il servizio, che ho prestato nella Guardia di Finanza per quasi un quarto di secolo.
La imploro dunque di proseguire questa attività di bonifica e di decontaminazione delle Caserme ma Le chiedo pure di non lasciarci soli, di non lasciare soli i ragazzi che rimarranno orfani per il fatto che non siamo stati avvertiti della presenza del minerale killer e del fatto che bastassero poche fibre per contrarre il tumore.
Le dico solo che ho fatto servizio in caserme con presenza di amianto, che sono stato impiegato di servizio in luoghi dove giacevano, perché sequestrati, materiali di amianto, senza alcuna protezione. L’amianto era presente anche nelle camerate.
La prego dunque lo faccia per tutti quei miei colleghi che ancora non si sono ammalati e disponga che il Corpo glorioso della Guardia di Finanza disponga qualche mezzo di assistenza per gli orfani, specialmente i minorenni per il tempo successivo alla morte dei loro cari, per via delle patologie asbesto correlate e di altre patologie professionali che abbiamo contratto nello svolgimento del nostro dovere.
La ringrazio anticipatamente per l’attenzione che mi Vorrà dare, anche nel caso in cui ritenesse di non dover accogliere questa supplica, valga comunque con il segno della mia stima personale di tutti gli altri Colleghi malati di patologie asbesto correlate e dei familiari di quelli che sono deceduti, l’augurio di un buon lavoro.

Sabaudia, 15.10.2014.


Sig. Antonio Dal Cin

domenica 7 settembre 2014

Lettera al Ministro Poletti di Carlo Sibilia (M5S)


Riportiamo la missiva dell'Onorevole Carlo Sibilia del Movimento 5 Stelle sulla vergognosa realtà nata dal dramma dell'Isochimica in Irpinia...

Lettera aperta al Ministro Poletti

Gentile Ministro Poletti,
Le scrivo a proposito della drammatica situazione degli ex dipendenti della Isochimica di Avellino, che, affetti da patologie asbesto-correlate contratte sul luogo di lavoro, non possono accedere al pensionamento anticipato in virtù della legislazione vigente.
La vicenda è tristemente nota e parte agli inizi degli anni ’80 quando circa 300 operai di quella che sarà ribattezzata “la fabbrica dei veleni” furono assunti per scoibentare carrozze e vagoni di proprietà di Ferrovie dello Stato, cioè per grattare dai pannelli l’amianto a mani nude, senza abiti da lavoro, solo con una mascherina sul viso, inalando per otto, dieci ore al giorno fibre pericolose per la salute umana.
Erano poco più che ventenni.
Molti di loro, rientrando a casa la sera, abbracciavano i propri figli avendo addosso i vestiti con cui avevano lavorato. In più di dieci ci hanno già lasciato. La maggior parte degli altri è ammalata senza possibilità di guarigione.
Lo stabilimento è stato chiuso nel 1989 ma ancora oggi la città di Avellino è in attesa di una bonifica del sito nonostante sia in corso una pesante indagine da parte della Procura della Repubblica per disastro ambientale. La popolazione residente di Borgo Ferrovia, il popoloso quartiere su cui insiste l’Isochimica, aspetta che sia effettuato un testing medico-sanitario per monitorare le proprie condizioni di salute.
In questo scenario c’è la questione delicata ed urgente del prepensionamento dei lavoratori per la quale il la Camera dei Deputati da oltre un anno ha prodotto molti atti, non ultime due proposte di legge, una risoluzione in Commissione #Lavoro e la mozione unitaria sull’amianto votata all’unanimità nel giugno scorso.
L’Isochimica è l’emblema di altri casi italiani che gridano ugualmente giustizia: è singolare, per non dire incomprensibile, che uomini e donne che si sono ammalati facendo il proprio dovere, debbano continuare a lavorare per garantirsi le cure necessarie e assicurare il sostentamento alle proprie famiglie.
Aggiungere ora a quelli già prodotti altri atti ufficiali o attendere ulteriore tempo sarebbe inutile e forse dannoso.
In qualità di cittadino italiano, di parlamentare avellinese e di uomo Le chiedo di incontrare il prima possibile una delegazione di lavoratori, insieme ai deputati e senatori irpini o, comunque, nei modi che riterrà più opportuni, per discutere delle modalità e dei tempi per accedere al meritato prepensionamento. L’esasperazione per una vicenda che dura da oltre 30 anni è tanta e gli ex dipendenti della fabbrica saluterebbero con gioia la presa in carico della loro vicenda con l’ipotesi di soluzione concreta anche nella prossima Legge di Stabilità. Siamo convinti che ciò sia possibile. E siamo convinti che tutti gli operai d'Italia che si trovano in questa situazione abbiano già atteso oltremodo. E’ una scelta di natura politica su cui sono certo convergeranno tutte le forze parlamentari: garantire una esistenza dignitosa a persone in difficoltà o lasciarle al loro inesorabile destino. Credo che la sua risposta sia identica alla mia. Porre fine a queste palesi ingiustizie è sicuramente uno dei motivi più nobili che ci spinge a fare il lavoro che facciamo.
Non riuscirci, a mio modo di vedere, significherebbe mettere in dubbio l'utilità stessa del nostro ruolo in un momento in cui il nostro Paese ha un grande bisogno di certezze.

Sicuro di un celere e positivo riscontro, porgo cordiali saluti.

MCNA

lunedì 1 settembre 2014

InformAZIONE NO AMIANTO


Rimozione amianto nei condomini: 4 cose da sapere sulle procedure

Bonifica e rimozione amianto negli edifici privati e nei condomini: quando è obbligatoria?
E chi deve pagare? Ecco le risposte
A proposito di rimozione amianto: in quale maniera si definiscono le norme relative alle procedure di bonifica di questo materiale dichiarato fuori legge in Italia a partire dal 1992? Esistono infatti procedure di sicurezza che consentono di ottemperare alla corretta rimozione dell'amianto dagli edifici. Andiamo ad osservare in maniera sintetica come deve avvenire il procedimento volto alla rimozione negli edifici privati, con particolare attenzione all'articolazione specifica per il condominio.

Va detto in via preliminare che l'amianto è stato utilizzato in maniera ingente nel corso della seconda metà del ‘900 per la costruzione di numerosi edifici (privati e pubblici, scuole comprese): la scoperta della pericolosità delle sue fibre per l’apparato respiratorio umano (con esiziali effetti cancerogeni) ha spalancato le porte alla messa fuori legge del materiale con il conseguente sviluppo di misure volte a garantirne la corretta e sicura rimozione (ed anche lo smaltimento).

1. La procedura di rimozione amianto all'interno di edifici privati è un onere che grava esclusivamente sui proprietari.

2. In caso di presenza negli edifici di amianto friabile (stato fisico molto insidioso del materiale, poiché riducibile in polvere con la semplice azione manuale e quindi più facilmente inalabile) il proprietario dell'edificio (oppure l’amministratore, nel caso del condominio) è obbligato a comunicare alla Asl di riferimento i dati relativi alla presenza di amianto: l'obbligo è prescritto dalle legge (l. 257/1992) e la sua violazione, qualora vi sia omessa comunicazione, è suscettibile di sanzione amministrativa.

3. L'amianto compatto (ad esempio il cemento-amianto) possiede invece una minore pericolosità (poiché non può essere sbriciolato se non con l'impiego di attrezzi meccanici) e la sua presenza in edifici in buono stato non fa scattare alcun obbligo di comunicazione. Nel caso in cui però l'edificio presenti condizioni di degrado e fatiscenza il proprietario (o l'amministratore) ha l'obbligo di far effettuare una ispezione con annessa valutazione del rischio: per implementare questa procedura è necessario avvalersi di un tecnico. Qualora dovesse essere accertata la necessità di intervenire sull'amianto (in caso di pericolosità dei manufatti presenti) allora è assolutamente necessario fare riferimento ad una ditta specializzata iscritta all'Albo nazionale Gestori ambientali nella categoria 10 (sub categoria 10A o 10B).

La rimozione amianto possiede rilevante importanza anche nel settore degli edifici pubblici, in particolare nel settore edilizia scolastica (comparto in cui è stato molto utilizzato negli anni '70-'80): in proposito leggi l'articolo intitolato Edifici scolastici, storia di un'emergenza: il Censis mostra i dati.

4. A chi spetta il pagamento delle complessive procedure di rimozione amianto? Per le operazioni in condominio la spesa grava sui condomini stessi (con ripartizione in base ai millesimi): esiste tuttavia la possibilità per i condomini stessi di rivalersi nei confronti della ditta costruttrice nel caso specifico in cui l’amianto sia stato installato successivamente all’entrata in vigore dei divieti di legge.

Albo Nazionale dei gestori ambientali: entra in vigore il decreto

Decreto del Ministero dell'Ambiente 120/2014 appena pubblicato in Gazzetta: definite attribuzioni e modalità di organizzazione dell'Albo.
È in procinto di entrare in vigore il decreto ministeriale 3 giugno 2014, n.120, il provvedimento disposto dal Ministero dell'Ambiente idoneo a disciplinare l'Albo nazionale dei gestori ambientali. La data prevista per l'entrata in vigore effettiva è rappresentata dal 7 settembre prossimo: il decreto è stato messo a punto dal ministro dell'Ambiente di concerto con i ministri dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture e trasporti, sentiti i pareri del Comitato nazionale dell'Albo e del Consiglio di Stato espresso nell'adunanza della Sezione consultiva per gli atti normativi del 29 agosto 2013.

Il provvedimento si sostanzia attraverso 26 articoli nei quali vengono puntualmente definite le attribuzioni e le modalità di organizzazione dell'Albo nazionale dei gestori ambientali, i requisiti tecnici e finanziari delle imprese e dei responsabili tecnici, i termini e le modalità delle procedure di iscrizione e i relativi diritti annuali.

Novità di rilievo per un organismo istituito mediante il Decreto legislativo 152/2006 e che si è definito come successore all'Albo nazionale gestori rifiuti disciplinato dal Decreto 22/1997.

Per ulteriori notizie in materia di ambiente consulta la pagina tematica di Ediliziaurbanistica.it.

Il provvedimento (recante rubrica “Regolamento per la definizione delle attribuzioni e delle modalità di organizzazione dell'Albo nazionale dei gestori ambientali, dei requisiti tecnici e finanziari delle imprese e dei responsabili tecnici, dei termini e delle modalità di iscrizione e dei relativi diritti annuali) è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.195 del 23 agosto 2014, durante questo weekend, ed ora è pronto a manifestare i suoi effetti su tutti il territorio italiano: tra due settimane l'entrata in vigore.

Fonte: Ediltecnico
MCNA

venerdì 29 agosto 2014

Decoro Urbano Caudium / Stazioni Ferroviarie



Decoro Urbano Caudium: le foto delle stazioni ferroviarie


Il Progetto Decoro Urbano Caudium prende vita in maniera concreta e attacca il degrado delle stazioni ferroviarie della Valle Caudina: “Abbiamo  portato a termine la prima azione di denuncia tramite la piattaforma nazionale in rete denominata, appunto, Decoro Urbano. Decine di foto che testimoniano le condizioni in cui versano le stazioni della tratta che collega Napoli a Benevento, gestite da MetroCampania Nord Est. Le stazioni dovrebbero essere il biglietto da visita di ogni cittadina e sono vitali perché trasportano quotidianamente migliaia di viaggiatori, spesso in condizioni indecenti”.  Questo primo passo è importante per gli attivisti del Movimento Caudino No Amianto e della Cmc321, decisi a continuare questa battaglia di civiltà. Fotografate le stazioni di Rotondi, Cervinara, San Martino Valle Caudina e Arpaia, che comprendono anche Sant’Agata dei Goti, Montesarchio, Airola e Pannarano. Alcune sono in condizioni pietose, altre appena decenti. Servizi Igienici inesistenti, biglietterie e obliteratrici devastate, panchine divelte, illuminazione carente e mura imbrattate in malo modo.
“Per ora, l’appello alle varie amministrazioni comunali è restato lettera morta,  a parte Cervinara che ha attivato da tempo il servizio. Abbiamo sperato in un aiuto delle istituzioni, ma evidentemente la superficialità ed il pressapochismo governano.  La nostra realtà aggregativa -sottolinea il Movimento-  continua per la propria strada, consapevole dell’importanza del Progetto Decoro Urbano Caudium”.
I promotori dell’iniziativa lanciano un ennesimo appello alle associazioni e ai liberi cittadini: “Aiutate la nostra Terra a non morire. Reagiamo tutti uniti, oltre i colori che dividono. L’etica civica deve, assolutamente, avanzare e portare a risultati tangibili. Ci appelliamo anche ai giovani artisti della zona, per abbellire le sale d’attesa e le varie strutture con opere legate alla nostra storia e alle tradizioni locali. Per ora un giovane fotografo cervinarese, Giuseppe Starace, ha deciso di sostenere l’iniziativa con la sua arte. Nel periodo natalizio, quindi, offriremo alla popolazione la prima mostra fotografica dedicata al sociale e alla lotta al degrado, in tutte le sue forme”.
La nota si chiude con una constatazione che deve far riflettere: “Le colpe dell’imbarbarimento sono molteplici. Dal cittadino superficiale e vile, al becero vandalismo passando per l’assenza di una vera e propria educazione civica scolastica. Lo Stato taglia, le banche private incassano e le città annaspano. Sappiamo benissimo che le casse dello Stato sono state svuotate anche da questa politica, ma sollecitiamo le persone oneste e pulite che sono nelle istituzioni a non mollare e a reagire. C’è in ballo il futuro dei nostri figli e della Valle Caudina”.




                                                                                                    Progetto Decoro Urbano Caudium


per visionare le foto:

martedì 26 agosto 2014

30.08.14 GIORNATA ECOLOGICA!


Il Movimento Caudino No Amianto parteciperà alla Giornata Ecologica che si svolgerà sabato 30 agosto presso la Piana di Lauro: “Siamo pronti a dare un aiuto concreto per difendere le nostre splendide montagne e l’ambiente in generale. Inseriremo questo appuntamento all’interno del progetto Decoro Urbano Caudium, che a settembre sarà rilanciato capillarmente su tutto il territorio della Valle Caudina”.  Istituzioni ed associazioni, quindi, inaugureranno il Rifugio Montano al Piano di Lauro, un’azione curata dall'associazione "Gli Amici della Montagna Partenio", che aprirà il tesseramento all'associazione a tutti gli interessati, in modo da rendere più fruibile, curato e controllato il lavoro svolto presso la struttura suddetta.
Inoltre, i ragazzi del No Amianto sollecitano soprattutto i più giovani a partecipare alla lodevole iniziativa e ringraziano il delegato all’ambiente Francesco Viola ed il Sindaco Filuccio Tangredi per l’attenzione verso la delicata tematica. 
“L’ambiente è di tutti e l’ambientalismo, naturalmente, deve unire tutte le fazioni che hanno a cuore il territorio - sottolinea nella nota il Direttivo. Questa collaborazione tra Istituzioni, cittadini ed associazioni è, a nostro avviso, un passo in avanti per il bene di tutta la comunità. Il Movimento ha denunciato in passato l’abbandono di lastre di amianto proprio nel verde del Partenio, opera di persone senza scrupoli e senza un briciolo di etica.
“Pretendiamo più controlli e più sanzioni per debellare questa piaga. Infine, all’interno dell’unione delle cittadine Caudine proporremo un progetto per l’abbattimento dei costi di smaltimento. L’amianto è un assassino silenzioso che deve essere combattuto senza tregua”.

Ecco il Programma della Giornata Ecologica:
Ore 9:00 Apertura ed inaugurazione del Rifugio Montano
Ore 9:30 Organizzazione delle squadre per la pulizia della Piana di Lauro
Ore 12:00 Bivacco con primo pasto offerto dall'organizzazione


Il Direttivo Movimento Caudino No Amianto

martedì 22 luglio 2014

GOMORRA contro l'AMIANTO!


"Gomorra" contro l’amianto!

Anche la celebrità di un attore emergente può contribuire alla lotta contro l'amianto. In questo caso, il paradosso ha voluto che contro l'assassino silenzioso si schierasse "l'assassino televisivo" interpretato da Marco D'Amore in "Gomorra", la popolare serie televisiva ispirata dal romanzo di Roberto Saviano.
L'ottimo lavoro trasmesso da Sky è stato criticato su molti aspetti e sui messaggi che possono avere cattive interpretazioni, specialmente in contesti già minati dall'amara realtà di tutti i giorni.
Proprio Marco, alias Ciro l'Immortale, ha avuto dei problemi con i telespettatori, tanto da affermare che: "Più dei complimenti mi hanno colpito le offese, dopo la prima fascinazione la gente ha cominciato a odiare Ciro e aveva voglia di gridarlo. Mi sembra un ottimo risultato: non ci possono essere fan per un personaggio così".
Ma con il nuovo film "Un posto sicuro" D'Amore potrà riscattare la sua immagine e contribuire alla lotta contro questa piaga. Sarà attore, sceneggiatore e produttore di una pellicola nata per denunciare la tragedia dell'Eternit e raccontare le vittime dell'amianto.
Grazie a questo canale l'informazione potrà toccare milioni di cittadini, purtroppo ancora inconsapevoli della gravità del problema legato al mondo grigio dell'amianto.
"Ci metteremo in moto già da settembre per organizzare tutto - ha dichiarato all'emittente TMNews - a novembre lo giriamo. Ho fatto una promessa al Giffoni Film Festival. Qualora volessero, saranno i primi a vederlo, perché mi piacerebbe che tanti giovani sapessero di questa vicenda che si pensa sia relegata solo a Casal Monferrato, ma che riguarda l'Italia e il mondo. Ad oggi, pur essendo certo il danno che l'amianto fa all'uomo, in due terzi del nostro pianeta si produce e si lavora l'amianto".

Ufficio Stampa
Movimento Caudino No Amianto

sabato 7 giugno 2014

Avellino/ un altro caso emblematico, purtroppo.



L'informazione, non ci stancheremo mai di dirlo, è l'arma più importante che il nostro Movimento può usare in questa difficile battaglia a difesa della salute, del territorio e della dignità dei cittadini.
L'episodio che riportiamo è emblematico.

Quante segnalazioni sono cadute nel vuoto?
Quante volte la burocrazia ha rallentato i tempi e le modalità d'azione?

In questo caso siamo ad Avellino, città tristemente famosa per il dramma dell'Isochimica, ma potremo essere in ogni angolo della Penisola.

Il Movimento Caudino No Amianto continua ad esserci, con i pochi mezzi a disposizione, ma con tanta voglia di lottare per il futuro.
Di tutti/e.
Riportiamo l'ottimo articolo pubblicato dalla Redazione di Orticalab, con la quale ci complimentiamo ed invitiamo a tener alta l'attenzione sulle tematiche d'interesse comunitario come l'ambiente.
MCNA

La città violentata
40 giorni per rimuovere quell’amianto. Siamo all’assurdo.
L’iter è il seguente: Vigili Urbani, Arpac, Asl, Vigili del Fuoco, ancora Asl. Tutto supervisionato dalle Fdo. Ci vorrà un altro mese

Lo abbiamo denunciato qualche giorno fa su queste colonne, nella speranza che un’ulteriore segnalazione fatta attraverso i mezzi di comunicazione potesse far in modo di accelerare i tempi della burocrazia. Così non è stato.

Quelle canne fumarie in amianto dismesse da chissà quale ignoto e abbandonate in maniera becera a ridosso di quella strada transitata quotidianamente da centinaia di persone, residenti e non, stanno ancora lì, a distanza di almeno dieci giorni. La domanda, logicamente, nasce spontanea: quando, finalmente, qualcuno andrà a rimuoverle?

Lo abbiamo chiesto ai Vigili del Fuoco. «La procedura - ci ha spiegato Pellegrino Iandolo, caposquadra e addetto al servizio documentazione e comunicazione - è semplice, ma è tutto fuorché immediata. Se ancora non è stato fatto, bisogna avvertire i Vigili Urbani. Dovrebbero essere loro a dare inizio al procedimento, purtroppo lungo e cavilloso».

In sintesi, i Vigili Urbani dovrebbero chiamare l’Arpac. L’Arpac dovrebbe recarsi sul posto, per verificare la pericolosità del caso. Dopo il controllo, l’Arpac dovrebbe allertare l’Asl, che dovrebbe prima procedere con l’incapsulamento del materiale e poi avvisare i Vigili del Fuoco per la rimozione. Al termine di tutto, l’Asl dovrebbe ritornare sul luogo del illecito per procedere alla bonifica. In mezzo, ovviamente, ci dovrebbero essere anche le Forze dell’Ordine, visto che l’abbandono di materiale pericoloso costituisce un reato sanzionabile.

«Recentemente - ha aggiunto Iandolo - abbiamo fatto un intervento simile. Un ignoto aveva abbandonato delle lastre di eternit sul terreno antistante una villetta di un privato cittadino. La rimozione non è stata complicata, ma quello che è assurdo è che abbiamo avuto l’autorizzazione a rimuovere quell’amianto a oltre 40 giorni dalla denuncia. Tempi del genere sono inaccettabili, ma la colpa è della burocrazia e della scarsa efficienza degli enti locali, poco veloci dinnanzi a disastri ecologici del genere».


Insomma, se tutto andrà bene, passerà almeno un mese prima che quei depositi scomodi vengano allontanati dalla zona. Nel frattempo, tempi della burocrazia permettendo, i poveri residenti, loro malgrado, dovranno tenersi lo scempio sotto casa. Aspettando che qualcuno, comodamente seduto sulla sua comoda poltroncina statale, dia finalmente il suo “via libera” alla rimozione.

sabato 31 maggio 2014

BONIFICHIAMO L'ISOCHIMICA IMMEDIATAMENTE!


Il MOVIMENTO CAUDINO NO AMIANTO esprime SOLIDARETA' per le VITTIME, i MALATI e le FAMIGLIE che pagano con le lacrime gli orrori del passato e del presente.
Vi proponiamo un ottimo speciale apparso su La Repubblica*.

Quindici operai morti, almeno 150 malati e un intero quartiere a rischio avvelenamento. È il tragico bilancio portato alla luce dall'inchiesta sull'Isochimica, l'azienda di Avellino dove negli anni '80 i lavoratori erano assunti per rimuovere a mani nude la fibra killer dai treni. Perché oltre allo scandalo Eternit in Italia ci sono ancora centinaia di siti da bonificare e migliaia di persone che rischiano di essere contaminate.

AVELLINO - La fabbrica della morte è chiusa da quasi trent'anni, ma continua ad uccidere. Il killer fantasma è nell'aria, ogni giorno gli abitanti di borgo Ferrovia, quartiere popolare di Avellino, respirano i veleni che arrivano da quel mostro chiamato "Isochimica", l'opificio dove negli anni '80 venivano scoibentate le carrozze ferroviarie, quasi tremila in sei anni. Si lavorava a mani nude, senza mascherine, inconsapevoli dei pericoli. Almeno 20mila tonnellate di amianto sarebbero state sotterrate nel piazzale della fabbrica, altre scorie sono state chiuse in cubi di cemento oppure sistemate in sacchi neri e sversate nelle acque del fiume Sabato o addirittura nel mare della costiera amalfitana. L'hanno rivelato gli ex operai ai magistrati. "Ma mentre tutto ciò accadeva dov'erano i cittadini?", si chiede il procuratore della Repubblica di Avellino, Rosario Cantelmo, che paragona l'Isochimica all'Eternit di Casale Monferrato, all'Ilva di Taranto a alla Thyssen Krupp.

"Dovremo andare via da qui", dice Gabriella Testa, alla guida del comitato di mamme di borgo Ferrovia che si battono per la bonifica del sito. L'Arpac, l'agenzia regionale per l'ambiente della Campania, ha accertato che ci sono 27 fibre di amianto per litro d'aria nella zona, stando alle raccomandazioni dell'Oms non ce ne dovrebbe essere nemmeno una. Il biologo Carlo Caramelli, garante del Tribunale per i diritti del malato, ha chiesto al prefetto di far evacuare il rione. "Perché Renzi non viene a visitare la scuola elementare che è a cento metri dalla fabbrica?", ha chiesto polemicamente Carlo Sibilia, l'avellinese arrivato in Parlamento con il Movimento 5 Stelle. C'è già stato lo screening sui bambini della scuola, il pediatra dell'Asl di Avellino, Felice Nunziata, che ha guidato l'equipe per le analisi, ha ammesso: "Qui non farei vivere mio figlio, la bonifica è urgente".
Ma è ancora tutto fermo: il Comune non ha i soldi, la Regione prende tempo. Eppure il procuratore Cantelmo, dopo aver messo sotto inchiesta il titolare dell'Isochimica, Elio Graziano, imprenditore protagonista negli anni '80 dello scandalo "lenzuola d'oro", l'ex giunta comunale e perfino il curatore fallimentare, ha cercato di imprimere un'accelerazione nominando custodi giudiziari dell'impianto il sindaco, Paolo Foti, e il governatore regionale, Stefano Caldoro.
Dopo anni di omissioni e indifferenza almeno qualcosa si muove. Ma la svolta non c'è stata. Resta il conto dei morti, una lunga scia di lutti e dolore: l'amianto ha già ucciso 15 ex operai ed un lavoratore che con l'Isochimica non c'entrava nulla. Si chiamava Vittorio Esposito, lucidava i pavimenti della stazione ferroviaria dove si scoibentavano le carrozze ferroviarie direttamente sui binari evitando di portarle in fabbrica. Anche sua moglie, la vedova Rosetta Capobianco che lavava le tute del marito impregnate di amianto, si è ammalata ai polmoni, ma continua a battersi per il risanamento del quartiere. E ora da qualche mese la Procura indaga su altri 23 decessi, nuovi casi sospetti tra ex operai, familiari e cittadini di cui sono state sequestrate cartelle cliniche e certificati di morte.
Si fanno i conti. All'Isochimica lavoravano 333 operai, almeno 150 sono già risultati ammalati. "Ormai ci sentiamo dei morti che camminano", confessa Carlo Sessa, uno degli ex operai che ha visto morire i compagni di lavoro: da tempo chiede inutilmente aiuto a tutti i partiti per la battaglia del prepensionamento degli ex dipendenti della fabbrica dei veleni. Ma la politica è rimasta ancora indifferente. E il futuro fa paura. Mario Polverino, direttore del polo pneumologico dell'ospedale "Scarlato" di Scafati, ha scoperto che gli 80 operai dell'Isochimica provenienti dal Salernitano sono stati tutti contaminati dalle fibre killer. "Il picco delle malattie derivanti dall'amianto si avrà intorno al 2020, quindi tutti gli ex operai e i cittadini sono a rischio", conferma Polverino che ha paragonato l'Isochimica alla miniera di crocidolite, l'amianto blu, di Wittenoom Gorge nel Western Australia dove a distanza di 45 anni dall'esposizione, le persone che abitavano nei dintorni della cava continuavano ad ammalarsi e a morire fino a far diventare il villaggio una città fantasma.  Ma Borgo Ferrovia ora vuole vivere. Anche se la lotta contro i veleni non è ancora finita.   
La Spoon River dell'Irpinia
C'è un'altra morte sospetta legata alla fabbrica dei veleni su cui indaga la Procura di Avellino. Lui si chiamava Vito Cotrufo: fu ucciso nel 1987 da un tumore ai polmoni, l'Isochimica era ancora in piena attività. Sarebbe stata chiusa solo due anni dopo dal pretore di Firenze, Beniamino Deidda che indagava sui morti delle grandi officine toscane dove le carrozze ferroviarie tornavano dalla fabbrica irpina, ripulite male dall'amianto.
Nelle carte della Procura di Avellino ci sono poi i nomi dei decessi più recenti: Umberto De Fabrizio, Vittorio Matarazzo, Luigi Maiello, Alberto Olivieri e altri dodici ex lavoratori Isochimica, stroncati da malattie all'apparato respiratorio causate dall'amianto.
Parallela a queste si è consumata poi la tragedia di Pasquale Soricelli, che nel 2011 dopo aver scoperto di essere affetto da una grave malattia per le fibre killer si tolse la vita. Una targa da qualche anno ricorda il sacrificio di questi lavoratori davanti alla fabbrica.

Graziano: una storia di tangenti, calcio e veleni
Chissà se oggi il titolare dell'Isochimica, l'ormai 82enne Elio Graziano, che sconta da condannato ai domiciliari le sue pene nell'abitazione di contrada Scrofeta alla periferia di Avellino, pensa mai al disastro che ha lasciato alle sue spalle. "Ho sempre solo fatto del bene", ripete ancora oggi al suo avvocato, il penalista Alberico Villani. Tornerà un uomo libero solo il 19 ottobre del 2017, quando finirà il conto delle sentenze che l'hanno colpito per corruzione e omicidio colposo. Ma con lui la giustizia non ha ancora chiuso i conti. Lo chiamavano "Papà Elio" perché lui, da presidente dell'Avellino ai tempi della serie A, elargiva con grande generosità, come un buon padre di famiglia, banconote da centomila lire a tifosi e operai che lo acclamavano. Era un imprenditore rampante Graziano, che dopo l'Isochimica aprì un altro stabilimento industriale a Fisciano (Salerno) per la produzione del detersivo "Dyal", marchio che sponsorizzava le magliette dell'Avellino. Anche nel piazzale di quella fabbrica sarebbe stato smaltito l'amianto.
 Il patron arrivava allo stadio "Partenio" in elicottero prima delle partite e prometteva premi favolosi ai calciatori. Da presidente portò l'Avellino guidato in panchina da Luis Vinicio a sfiorare la qualificazione all'allora Coppa Uefa, lanciando campioni che avrebbero fatto le fortune della Juventus come Tacconi, Favero e Vignola. L'anno dopo, nel campionato '87-'88, ci fu però la retrocessione in B e l'esplosione dello scandalo delle "lenzuola d'oro", storia di mazzette pagate da Graziano ai vertici delle Ferrovie per le forniture di biancheria sui treni notturni. Vicenda che costò la poltrona all'allora presidente delle Fs Ludovico Ligato. Per l'industriale iniziò così la parabola discendente che non è ancora finita. Perché c'è anche lui tra i 24 iscritti nel registro degli indagati nell'inchiesta della Procura sulla morte di quanti sono stati uccisi dall'amianto dell'Isochimica.

Polvere killer ovunquema lo smaltimento è fermo
di ANTONIO CIANCIULLO
Molto amianto e poche discariche attrezzate. Una previsione di 2mila morti all'anno e 22 anni di ritardo sulle misure di sicurezza. Mentre dal punto di vista giudiziario il quadro delle responsabilità è emerso con chiarezza nel primo grado di giudizio che ha visto i proprietari della Eternit condannati a 16 anni di reclusione per disastro doloso permanente, il panorama dell'esposizione alla fibra killer resta sconfortante. Ci sono più di 34mila siti da bonificare e oltre 32 milioni di tonnellate di amianto sparse in giro.

LA MAPPA DELL'AMIANTO IN ITALIA
Non è solo un problema che si declina al passato. Il rischio continua. Anzi si allarga visto che c'è una crescita dei casi di esposizione non professionale: tra le vittime aumentano le persone entrate casualmente in contatto con l'amianto (più di 50mila edifici contengono asbesto).
Mettendo assieme i luoghi più esposti al pericolo si arriverebbe a 75mila ettari, l'equivalente della provincia di Lodi. Questa superficie - formata dalle zone inserite nel programma nazionale di bonifica del ministero dell'Ambiente - comprende Casale Monferrato e i 47 Comuni vicini costruiti usando amianto; Bagnoli e la contrada Targia a Siracusa, con le fabbriche di cemento amianto; Comuni come Broni (Pavia) con i siti produttivi dismessi che lavoravano la fibra killer; le miniere di Balangero (Torino), ed Emarese (Aosta) da dove veniva estratto il minerale; gli edifici che hanno utilizzato asbesto.
Ma i dati sono parziali e sotto stimati perché la legge del 1992, che in Italia ha vietato l'estrazione, l'importazione e l'utilizzazione dell'amianto e dei prodotti che lo contengono, obbligava le Regioni ad adottare entro 180 giorni dalla sua entrata in vigore un programma dettagliato per il censimento, la bonifica e lo smaltimento dei materiali contaminati dalla fibra killer. La disposizione però è rimasta quasi ovunque lettera morta. In molte aree del paese i dati mancano.
"Ancora oggi le Regioni si trovano in forte ritardo negli interventi per ridurre il rischio sanitario da amianto ", si legge nel rapporto firmato da Legambiente. "Un ritardo che in alcuni casi riguarda addirittura l'approvazione del Piano. Ad oggi solo due Regioni hanno previsto una data in cui arriveranno a completare la bonifica e la rimozione dei materiali contenti amianto: la Lombardia (entro il 2016) e la Sardegna (entro il 2023)".
Ecco l'elenco delle aree critiche contenuto nel dossier: 23.816 edifici pubblici (di cui oltre 12 mila in Piemonte) e 24.299 edifici privati (il 99% in Lombardia); 100 milioni di metri quadrati in strutture di cemento amianto (l'81% in Lombardia); 650 mila metri cubi di amianto censiti in Basilicata, Abruzzo e Liguria; in tre regioni (Toscana, Emilia Romagna e Piemonte) la contaminazione da amianto riguarda anche le aree di cava.

"Tra il verdetto scientifico di estrema pericolosità e la reazione è passato un tempo troppo lungo", commenta Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente. "Perciò oggi milioni di italiani, probabilmente un terzo della popolazione, si trovano esposti a un rischio che poteva essere evitato con un intervento tempestivo. Ora bisogna andare veloci: creare un Fondo nazionale per le bonifiche dei siti 'senza più padrone', sul modello del Superfund statunitense; completare le analisi epidemiologiche nelle aree a maggior rischio; organizzare discariche sicure per i materiali ricavati dalle bonifiche, mentre oggi esportiamo il 75% dei rifiuti contenenti amianto e questo incide molto sui costi".

* tratto da

martedì 13 maggio 2014

Ultime Statistiche sui Siti d'Interesse Nazionale



BONIFICARE SIGNIFICA AMARE!

Si continua a registrare un ''eccesso'' di mortalità, ricoveri e casi di tumore nei siti di interesse nazionale per le bonifiche (Sin), a rischio per l'inquinamento ambientale, mentre nei luoghi dove vi è stata lavorazione dell'amianto aumentano i casi tumorali di mesotelioma pleurico polmonare. Da Casale Monferrato a Taranto, da Gela a Broni, si conferma dunque alto il rischio per la salute dei cittadini. Il dato emerge dall'aggiornamento del Rapporto Sentieri sugli insediamenti a rischio da inquinamento, finanziato dal ministero della Salute e coordinato dall'Istituto superiore di sanità (ISS).

    I siti Sin analizzati, spiega il direttore del Dipartimento Ambiente-Prevenzione dell'Iss Loredana Musmeci, ''sono stati 18 sul totale di 44, poiché si sono potuti prendere in considerazioni solo i siti per i quali sono disponibili i Registri tumori, ad oggi ancora non uniformemente presenti su tutto il territorio nazionale''. La mortalità è stabile rispetto al Rapporto 2010-11, ha sottolineato l'esperta, ''ma la novità di questo rapporto, pubblicato sul sito dell'Associazione italiana di epidemiologia, sta nell'aver analizzato anche altri parametri come, appunto, le schede di dimissioni ospedaliere e l'incidenza generale dei casi di tumore''. Emerge, avverte, ''un eccesso di morti, ricoveri e tumori in tutti i 18 Sin considerati, con un aumento dei tumori 'da amianto'''. Dati che evidenziano l'urgenza di azioni mirate poichè, afferma Musmeci, ''c'è un rischio per la salute della popolazione''. Per questo, rileva, ''bisogna procedere quanto prima alle bonifiche ambientali in tutti i siti, anche se va precisato che l'eccesso nei casi di tumori può essere dovuto a più fattori e non solo a quello dell'inquinamento ambientale''.

    Il precedente Rapporto 2010 aveva documentato un eccesso di incidenza per cancro in tali aree pari al 9% negli uomini e al 7% nelle donne. Alcuni esempi: nel nuovo rapporto, per il tumore della tiroide in alcuni SIN sono stati rilevati incrementi per quanto riguarda sia l'incidenza (Brescia-Caffaro: + 70% per gli uomini, +56% per le donne; Laghi di Mantova: +74%, +55%; Milazzo: +24%, +40%; Sassuolo-Scandiano: +46%, +30%; Taranto: +58%, +20%) sia i ricoveri ospedalieri. Sempre grazie alle analisi dell'incidenza oncologica e dei ricoverati, inoltre, a Brescia-Caffaro sono stati osservati eccessi per quei tumori che la valutazione della Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell'OMS (IARC) del 2013 associa certamente (melanoma) o probabilmente (tumore della mammella e per i linfomi non-Hodgkin) con i PCB (policlorobifenili), principali contaminanti nel sito. L'incidenza di melanoma, infatti, rivela un eccesso del 27% e del 19% rispettivamente tra gli uomini e le donne, mentre i ricoveri ospedalieri per la medesima malattia fanno registrare un eccesso del 52% nel sesso maschile e del 39% in quello femminile.


    Ancora: eccessi per mesotelioma e tumore maligno della pleura si registrano invece nei SIN siciliani di Biancavilla (CT) e Priolo (SR), ma anche nei SIN con aree portuali (Trieste, Taranto, Venezia) e con attività industriali a prevalente vocazione chimica (Laguna di Grado e Marano, Priolo, Venezia) e siderurgica (Taranto, Terni, Trieste). Nel SIN di Porto Torres (SS), inoltre, si registrano eccessi di mortalità, incidenza oncologica e ricoveri per malattie respiratorie e tumore del polmone.

(ANSA).
http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2014/05/12/rapporto-2014-sui-siti-inquinati-eccesso-mortalita-e-tumori_0540597a-382c-4a64-a024-9af36c434398.htmlhttp://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2014/05/12/rapporto-2014-sui-siti-inquinati-eccesso-mortalita-e-tumori_0540597a-382c-4a64-a024-9af36c434398.html

* SIN: Siti di interesse nazionale
I siti d’interesse nazionale (SIN) sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all’impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali. I SIN sono individuati e perimetrati con Decreto del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, d’intesa con le regioni interessate.
Differiscono dagli altri siti contaminati anche perché la loro procedura di bonifica è attribuita al Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, che può avvalersi anche dell’ISPRA, delle ARPAT e dell'ISS ed altri soggetti.
Nella tabella sono riportate le norme d’individuazione e perimetrazione dei SIN (ad oggi 54); in alcuni  siti con aree molto vaste (ad esempio Litorale Domizio Flegreo-Agro aversano, Litorale Vesuviano, Bacino del Sarno), alla perimetrazione è seguita una sub-perimetrazione, condotta a scala di dettaglio, che ha evidenziato le aree sulle quali avviare le procedure di caratterizzazione.


giovedì 8 maggio 2014

UNF intervista MCNA



Vi proponiamo un'intervista apparsa su UNF, un noto sito nazionale. 
Prossimamente inseriremo altro materiale per informarVi.
Buona lettura.

Amianto: smaltimento e rimozione o morte. Intervista al Movimento Caudino No Amianto
L’amianto uccide ma cosa si sta facendo realmente per combatterlo? Si parla di smaltimento e rimozione ma spesso dietro queste due belle e nobili parole non si fa davvero tutto per difendere la nostra salute. Abbiamo fatto il punto con la Comunità del MCNA                                    
Di amianto si muore. Di amianto si continua a parlare ancora troppo poco e soprattutto a fare ancora di meno. Eppure la conoscenza dei rischi dell’amianto fa oramai parte del patrimonio comune. Ma probabilmente questa consapevolezza di popolo fa ancora più rabbia. Si parla tanto di rimozione e smaltimento dell’amianto eppure la normativa vigente non sembra creare le condizioni ad hoc per gettare definitivamente l’amianto nella pattumiera della storia. Sullo stato della lotta all’amianto in Italia abbiamo scambiato 4 chiacchiere con il Movimento Caudino No Amianto, una associazione da anni in prima linea nella guerra all’amianto in Valle Caudina. Oltre tutti gli schemi e tutte le dannate ideologie che hanno avuto da sempre il triste risultato di annebbiare la vista e nascondere la realtà.

d- L’impegno delle nuove generazioni in difesa della propria terra è merce rara in tempi di cui a dominare sembra essere l’apatia e il disinteresse. Come nasce il Movimento Caudino No Amianto?
r- Il Movimento nasce nel 2007 da un’idea della Comunità Militante Caudina. Si scelse il fronte ambientalista per unire tutte le forze sul territorio, indipendentemente dalle fazioni politiche o partitiche. Infatti, al progetto hanno aderito rossi, neri, verdi, laici e cattolici. Insomma, un’unione a difesa dell’ambiente contro l’amianto. Una novità nel quadro politico regionale che ha spiazzato molti personaggi, ancorati al passato. I giovani non sono malvagi, devono solo essere educati all’amore e al rispetto del territorio. La scelta dell’amianto è dettata dalla volontà di affrontare una piaga che colpisce tutti, con l’aiuto di tutti. La nostra zona è piena di amianto, come il resto della Penisola. E’ un esperimento politico che è riuscito, fino ad oggi. Una nuova formula rivoluzionaria per difendere la salute dei cittadini. Fuori da qualsiasi schema.

d- Quali sono state le iniziative che il Movimento ha portato avanti in questi anni?
r- Abbiamo iniziato con l’attacco alle istituzioni per la rimozione dei residui di amianto, legati ai prefabbricati post terremoto dell’Irpinia nel 1980. Dopo questo successo abbiamo presidiato le case popolari di Cervinara, riuscendo a sensibilizzare la popolazione e far rimuovere altri quintali di amianto, nello specifico le tettoie di un ex tabacchificio. Dopo abbiamo lanciato alcune iniziative per la difesa del territorio, coinvolgendo i più giovani, soprattutto all’interno del Partenio Ecofestival, nel 2011, dove siamo stati in prima linea con un gazebo in montagna. Esperienze che ci hanno fatto crescere. Una piccola soddisfazione ce la siamo tolta con l’allargamento alle scuole medie superiori della giornata in memoria delle vittime dell’amianto. Parlarne è già una vittoria. Per il resto continuiamo a diffondere notizie ed informazioni sul pericolo amianto, il famoso assassino silenzioso.

d- Cosa è il programma Decoro Urbano Caudium?
r- E’ il nuovo progetto che nasce su due fronti. Innanzitutto, vogliamo utilizzare le nuove tecnologie affinché le nuove generazioni possano essere le guardie ambientali dell’area. Poi sosteniamo l’unità politica e territoriale della Valle Caudina, la vecchia/nuova Caudium. Siamo riusciti a sensibilizzare un’intera comunità e continueremo a lottare affinché il decoro urbano possa essere una priorità delle varie amministrazioni comunali. La trasparenza e la celerità sono armi che il cittadino oggi può e deve utilizzare. Abbiamo anche lanciato una serie di video conferenze su UserTv, la web tv della Valle, e il successo che stiamo raccogliendo è vitale per la lotta comunitaria. E’ in ballo il futuro dei nostri figli, senza mezzi termini.

d- Di Amianto si parla poco ma di amianto si muore tanto. Perché secondo te non vengono adottati provvedimenti efficaci e concreti da parte di chi dovrebbe invece difendere la salute?
r- Qui in Irpinia la situazione è come nel resto d’Italia. Cattiva informazione, speculazione dei privati e difficoltà delle amministrazioni a gestire il problema. Ma noi non amiamo piangerci addosso. Servono delle squadre specializzate comunali “anti amianto”per abbattere i costi. Le imprese private dovranno gestire lo smaltimento e non la rimozione. Lasciare la gestione a imprese private è un rischio che non possiamo permetterci di correre, perché troppe persone, impaurite dai costi elevati di smaltimento, optano per lo smaltimento abusivo, folle e senza criterio. Un problema nel problema. Purtroppo, il ritrovamento di amianto in montagna o in aree abitate è un liet motiv che inasprisce la lotta. Perciò noi lavoriamo sulle nuove generazioni. Siamo convinti che solo con un’educazione civica di base si possa davvero costruire un domani migliore, dove proprio le nuove leve possano essere protagonisti della difesa del territorio. Il caso più eclatante è ad Avellino. L’Isochimica è una ferita a cielo aperto. Centinaia di morti e un’area urbana da bonificare prima che la tragedia possa essere di proporzioni immani. Lì hanno smantellato, senza criterio, tutto l’amianto presente sui vagoni dei treni nazionali. Oggi mancano i fondi per la pulizia totale della zona. La gente si ammala e nessuno muove un dito. Stiamo sfiorando il paradosso. Chi ci guadagna su queste tragedie?

d- Chi sono gli uomini e le donne del Movimento Caudino No Amianto?
r- Siamo una realtà associativa bella e ribelle. Fuori dagli schemi del secolo scorso, innovativi e costanti. Ci hanno definito i Futuristi dell’ambiente, perché utilizziamo i mezzi all’avanguardia per essere vigili e risolutivi. Le ragazze ed i ragazzi del MCNA sono la prima linea ambientalista del territorio. Abbiamo collaborato con altre realtà, in passato, e siamo pronti ad abbracciare qualsiasi alleanza, purché sia tutto finalizzato al nostro programma militante, diviso in tre punti, chiari e diretti: informazione, formazione e reazione. Tre passi in avanti per vivere la natura. Noi ci crediamo e non metteremo la parola fine alla nostra azione.

Scritto da Enzo Lecci
tratto da: http://www.ultimenotizieflash.com/benessere/2014/05/05/amianto-smaltimento-e-rimozione-o-morte-intervista-al-movimento-caudino-no-amianto/

sabato 3 maggio 2014

MCNA INTERVISTA AVANI



Il Movimento Caudino No Amianto ha intervistato Silvio Mingrino Presidente dell’A.V.A.N.I. per approfondire direttamente il discorso con le realtà nazionali che lottano contro l’amianto. 
Il dialogo costruttivo è un passo in avanti per la lotta comune contro l'amianto e tutti i macelli legati a questa fibra assassina. 

Buona lettura.

D- E’ da poco attiva in rete la nuova pagina dell’Associazione Vittime  Amianto Nazionale Italiana, conosciuta con l’acronimo di A.V.A.N.I. Come nasce la vostra realtà contro questo assassino silenzioso?
R- AVANI nasce nel 2008 dal dolore di una famiglia ,che ha vissuto una storia come altre tante famiglie vivono in questo territorio. Tutte queste storie hanno un unico primo protagonista “L’AMIANTO KILLER “ che come alleato fedele ha avuto il profitto ed il silenzio e proprio sull’altare del profitto sono state sacrificate ,uccise centinaia di vite umane.
Il lavoro svolto da AVANI è stato molteplice:
•             Nell’aprile 2011 A.V.A.N.I. dona al policlinico San Matteo di Pavia € 5.700 euro a favore della ricerca sul mesotelioma pleurico. I soldi sono frutto di uno spettacolo del 2 Aprile che aveva come artista Flavio Aurelio, lo spettacolo è stato  organizzato dall’inter club Roberto Vecchioni di Stradella presso il teatro sociale di Stradella.
•             Il 16 aprile 2012 è cominciato il processo nei confronti della Fibronit di Broni, l’AVANI si è costituita parte civile, così come numerosi parenti delle vittime; 
•             Per diversi mesi nel 2012 è stata curata una fase sperimentale a Stradella dell’ambulatorio amianto curato dall’equipe del professor  Volpato. L’A.V.A.N.I per il periodo sperimentale(cioè fino a fine giugno) ha sostenuto le spese d’affitto di questo ambulatorio amianto, che offriva visite gratuite a tutti quei soggetti che ritenendosi a rischio, avevano la volontà di sottoporsi ad una visita che comprendeva anche un spirometria.
•             Il 17 settembre 2012 parte del direttivo A.V.A.N.I. presenzia a Casale Monferrato  al convegno di preparazione per la Conferenza Governativa del 22/24 novembre che si è poi tenuta a Venezia.
•             Il 7 ottobre 2012 A.V.A.N.I. organizza un convegno a Voghera presso il Centro Culturale Adolescere.
•             14 novembre 2012 AVANI partecipa a Roma  al convegno Nazionale O-N-A Osservatorio Nazionale  Amianto onlus Roma.
•             22/24 novembre 2012 A.V.A.N.I. prende parte alla Conferenza Nazionale Governativa, riesce anche a parlare con il ministro Fornero e a fargli notare che grazie alla Sua riforma, anche le persone che hanno contratto una patologia che non dà loro scampo non possono andare in pensione.

 L’importanza dell’attività svolta sino ad oggi da AVANI è stata riconosciuta in più occasioni, quelle più importanti sono state:

-              Il 27 aprile del 2011 il Sommo Pontefice benedicendo tutte le vittime di amianto nel mondo, saluta ed incoraggia l’associazione AVANI di Portalbera e l’osservatorio nazionale amianto di Roma e le invita a proseguire l’attività di informazione a livello nazionale.
-              Il 20 luglio 2011 grazie all’attenzione ed alla sensibilità della senatrice Avv. Patrizia Bugnano il direttivo dell’AVANI viene audito presso Palazzo Giustiniani dalla Commissione delle Morti Bianche presieduta dall’onorevole Oreste Tofani il quale si impegna a far si che il territorio di Broni non passi inosservato ed infatti il 25 maggio invita il Presidente dell’associazione AVANI a presenziare alla giornata di Studi sugli infortuni e malattie professionale promossa dal Presidente del Senato Renato Schifani, in quell’occasione ha presenziato il presidente della Repubblica Giorgio  Napolitano.

AVANI, da quando è nata, tutti gli anni propone un concerto natalizio commemorativo per le vittime dell’amianto con la collaborazione di corali di grande livello della nostra zona e non solo. Grazie a queste attività è stato possibile raccogliere fondi, che sono stati anche destinati al Policlinico San Matteo.
Non solo, AVANI ha spesso organizzato convegni informativi per la popolazione, si ricordi ad esempio il convegno del 7 ottobre 2012 a Voghera presso il Centro Culturale Adolescere.  Il convegno aveva scopo informativo poiché dai risultati di una ricerca fatta dall’ASL, Voghera contava nel 2011 sei vittime dell’amianto e Voghera risulta, tutt’oggi un paese sprovvisto di censimento amianto aggiornato.
Nel Dicembre 2013 AVANI, già associazione di volontariato apartitica e apolitica, procede alle modifiche necessarie e diventa un’organizzazione di volontariato e quindi, secondo i dettami della legge quadro del volontariato n. 266/91, riconosciuta nel registro generale regionale delle organizzazioni di volontariato.   

D- Siete da tempo impegnati su questo delicato fronte a difesa della salute. Quali sono state le vittorie nel campo e le battaglie che portate avanti?
R- Lo scopo di AVANI è stato ed è quello di lottare contro le malattie asbesto correlate  ma non solo di lottare affinché  vengano riconosciuti i diritti delle persone che sono state colpite da queste malattie.
AVANI oltre a portare informazione sulle malattie asbesto-correlate e stimolare le istituzioni alla salvaguardia della salute pubblica, è anche di sostegno a quelle persone che avendo dei diritti acquisiti dalla legge 257/92 non gli sono stati riconosciuti.
Grazie ad A.V.A.N.I. a quattro cittadini di Broni viene riconosciuto il Fondo Vittime dell’amianto, che pur avendone i requisiti non rientravano nell’elenco dei nomi degli avente diritto. AVANI riesce a far ottenere, attraverso il legale Prof. Ezio Bonanni di Roma, i benefici contributivi a Franco Ferro il quale si è trovato in condizione di essere mandato in pensione.

Al riguardo il recente caso del sig. Franco Ferro che nonostante gli venisse sempre negata la possibilità di poter ottenere il prepensionamento in quanto non aveva raggiunto i dieci anni di esposizione all’amianto, grazie all’interessamento dell’associazione AVANI, il Sig. Ferro eseguiva  una visita medica che attestava la presenza di asbestosi con placche pleuriche, tale malattia è riconosciuta dalla legge come malattia professionale e tale per cui è possibile richiedere ed ottenere il prepensionamento e così è stato appunto per il Sig. Ferro.

In altri casi ancora AVANI si è accorta che alcune persone avevano diritto di accedere al Fondo Vittime Amianto ma che tale possibilità veniva negata loro. Si tratta di persone che quali eredi di vittime dell’amianto hanno potuto ottenere i contributi del Fondo Vittime Amianto in particolare gli arretrati dal 2008 alle date di morte degli aventi diritto.
Come già detto, l’importanza dell’attività svolta sino ad oggi da AVANI è stata riconosciuta in più occasioni, quelle più importanti sono state:
-              Il 27 aprile del 2011 il Sommo Pontefice benedicendo tutte le vittime di amianto nel mondo, saluta ed incoraggia l’associazione AVANI di Portalbera e l’osservatorio nazionale amianto di Roma e le invita a proseguire l’attività di informazione a livello nazionale.
-              Il 20 luglio 2011 grazie all’attenzione ed alla sensibilità della senatrice Avv. Patrizia Bugnano il direttivo dell’AVANI viene udito presso Palazzo Giustiniani dalla Commissione delle Morti Bianche presieduta dall’onorevole Oreste Tofani il quale si impegna a far si che il territorio di Broni non passi inosservato ed infatti il 25 maggio invita il Presidente dell’associazione AVANI a presenziare alla giornata di Studi sugli infortuni e malattie professionale promossa dal Presidente del Senato Renato Schifani, in quell’occasione ha presenziato il presidente della Repubblica Giorgio  Napolitano.
-              Nel 2012 esattamente martedì 3 aprile il ministro Balduzzi è venuto a Broni, dove ha incontrato le istituzioni e le associazioni  impegnandosi  a seguire il nostro caso e a dare risposte al nostro territorio. La visita del ministro della salute ha portato conforto, ma anche la consapevolezza che ora anche Broni è al centro dell’attenzione come Casale Monferrato.

D-  Quali sono le prospettive nazionali della lotta all’amianto?
R- Riuscire a riunire ogni realtà del paese e far che si crei un unico movimento Nazionale lontano dai partiti e vicino a noi vittime. Noi vittime non dobbiamo essere tessere bancomat per legali senza scrupoli e nemmeno tessere di partito.

D- Parliamo di cifre. Dai vostri dati cosa emerge?
R- Un aumento di casi asbesto-correlati che possono rispecchiarsi nei dati emersi e segnalati del Piano Nazionale Amianto dell’ONA.

D- Onorare le vittime il 28 aprile è un dovere che deve attivare la popolazione per combattere questa piaga, spesso sconosciuta o sottovalutata. Qual è il vostro punto di vista in merito?
R- Certo continuare a sensibilizzare tutte le istituzioni a fare. Noi dal punto nostro ci rivolgiamo anche alla Chiesa, siamo stati i primi in Italia a far dire una messa commemorativa dedicata alle vittime dell’amianto per la prima volta il 30 Novembre 2008. Da quella data tutti gli anni ricordiamo nel nome di nostro Signore le Vittime dell’Amianto con una messa a loro suffragio in prossimità della giornata mondiale dedicata alle vittime dell’amianto a fine Aprile, ed una la si fa dire  a fine Novembre.
Siamo stati anche i primi al mondo a mettere sulle labbra di un Pontefice ,ed esattamente l’ormai emerito Papa  Benedetto XVI,la parola VITTIME DELL’AMIANTO il mercoledì 27 Aprile 2011 durante l’udienza settimanale del mercoledì. Il Sommo Pontefice per l’occasione ha benedetto tutte le vittime dell’amianto di tutto il mondo ed ha esordito sia ad A.V.A.N.I. che O.N.A a proseguire nelle loro attività d’informazione.
Importante è anche creare incontri informativi con la cittadinanza.

D-Come lo affrontate sul vostro territorio il problema dei costi per lo smaltimento?
R- Cerchiamo di coinvolgere la Regione Lombardia ad adottare politiche che vanno a sostegno di chi deve bonificare tetti o siti con presenza di amianto e quindi aggiungere agevolazioni a quelle già esistenti sul territorio Nazionale.
Cerchiamo anche di far nascere convenzioni  particolari tra, Comuni, ditte autorizzate alla rimozione dell’asbesto e ditte che istallano pannelli fotovoltaici, il tutto attraverso accordi presi con istituti bancari a tasso d’interesse agevolato.

D- L’amianto è un problema che unisce molte realtà. Come vedete la nascita della Piattaforma Guardia Nazionale Amianto, presentata dall’Osservatorio Nazionale Amianto?
R- E’ certamente uno strumento utile se condiviso ed usato con responsabilità da parte sia di chi segnala il problema e sia da chi si impegna ad affrontarlo.

D- Infine, la parola a voi per un appello alla Cittadinanza, Caudina e non, che vuole essere libera di respirare.
R- La parola LIBERI DI RESPIRARE è il nostro motto dalla fondazione dell’associazione avvenuta il 14 Novembre 2008.é giusto informare i giovani uomini e le giovani donne della pericolosità del KILLER silenzioso e spietato, perché l’amianto una particella così piccola e così pericolosa se la conosci la eviti.
Colgo l’occasione per porgere cordiali saluti. Silvio Mingrino Presidente.

Il Movimento Caudino No Amianto ringrazia il Presidente Silvio Mingrino e vi propone gli indirizzi utili per contattare e conoscere l’AVANI:

A.V.A.N.I.- C.F.93011300188-Sede Legale Via Ticino 16 – 27040 Portalbera (PV)
Presidenza tel. 335/8056074 POSTA ELETTRONICA : avani_presidente@hotmail.it
Vicepresidente tel 331/3823184 P.E.: avani_vicepresidente@hotmail.it
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