sabato 7 giugno 2014

Avellino/ un altro caso emblematico, purtroppo.



L'informazione, non ci stancheremo mai di dirlo, è l'arma più importante che il nostro Movimento può usare in questa difficile battaglia a difesa della salute, del territorio e della dignità dei cittadini.
L'episodio che riportiamo è emblematico.

Quante segnalazioni sono cadute nel vuoto?
Quante volte la burocrazia ha rallentato i tempi e le modalità d'azione?

In questo caso siamo ad Avellino, città tristemente famosa per il dramma dell'Isochimica, ma potremo essere in ogni angolo della Penisola.

Il Movimento Caudino No Amianto continua ad esserci, con i pochi mezzi a disposizione, ma con tanta voglia di lottare per il futuro.
Di tutti/e.
Riportiamo l'ottimo articolo pubblicato dalla Redazione di Orticalab, con la quale ci complimentiamo ed invitiamo a tener alta l'attenzione sulle tematiche d'interesse comunitario come l'ambiente.
MCNA

La città violentata
40 giorni per rimuovere quell’amianto. Siamo all’assurdo.
L’iter è il seguente: Vigili Urbani, Arpac, Asl, Vigili del Fuoco, ancora Asl. Tutto supervisionato dalle Fdo. Ci vorrà un altro mese

Lo abbiamo denunciato qualche giorno fa su queste colonne, nella speranza che un’ulteriore segnalazione fatta attraverso i mezzi di comunicazione potesse far in modo di accelerare i tempi della burocrazia. Così non è stato.

Quelle canne fumarie in amianto dismesse da chissà quale ignoto e abbandonate in maniera becera a ridosso di quella strada transitata quotidianamente da centinaia di persone, residenti e non, stanno ancora lì, a distanza di almeno dieci giorni. La domanda, logicamente, nasce spontanea: quando, finalmente, qualcuno andrà a rimuoverle?

Lo abbiamo chiesto ai Vigili del Fuoco. «La procedura - ci ha spiegato Pellegrino Iandolo, caposquadra e addetto al servizio documentazione e comunicazione - è semplice, ma è tutto fuorché immediata. Se ancora non è stato fatto, bisogna avvertire i Vigili Urbani. Dovrebbero essere loro a dare inizio al procedimento, purtroppo lungo e cavilloso».

In sintesi, i Vigili Urbani dovrebbero chiamare l’Arpac. L’Arpac dovrebbe recarsi sul posto, per verificare la pericolosità del caso. Dopo il controllo, l’Arpac dovrebbe allertare l’Asl, che dovrebbe prima procedere con l’incapsulamento del materiale e poi avvisare i Vigili del Fuoco per la rimozione. Al termine di tutto, l’Asl dovrebbe ritornare sul luogo del illecito per procedere alla bonifica. In mezzo, ovviamente, ci dovrebbero essere anche le Forze dell’Ordine, visto che l’abbandono di materiale pericoloso costituisce un reato sanzionabile.

«Recentemente - ha aggiunto Iandolo - abbiamo fatto un intervento simile. Un ignoto aveva abbandonato delle lastre di eternit sul terreno antistante una villetta di un privato cittadino. La rimozione non è stata complicata, ma quello che è assurdo è che abbiamo avuto l’autorizzazione a rimuovere quell’amianto a oltre 40 giorni dalla denuncia. Tempi del genere sono inaccettabili, ma la colpa è della burocrazia e della scarsa efficienza degli enti locali, poco veloci dinnanzi a disastri ecologici del genere».


Insomma, se tutto andrà bene, passerà almeno un mese prima che quei depositi scomodi vengano allontanati dalla zona. Nel frattempo, tempi della burocrazia permettendo, i poveri residenti, loro malgrado, dovranno tenersi lo scempio sotto casa. Aspettando che qualcuno, comodamente seduto sulla sua comoda poltroncina statale, dia finalmente il suo “via libera” alla rimozione.