lunedì 28 gennaio 2008

Materiale segnalato da Francesco di Avellino



I rischi che derivano dall’uso dell’amianto

L’amianto è incluso tra le sostanze sicuramente cancerogene per l’uomo

Con amianto (o asbesto) si definisce una categoria commerciale che comprende, in realtà, sei tipi di minerali (silicati idratati incombustibili) che hanno in comune la proprietà di separarsi in fibre lavorabili. Queste fibre, sottili ma molto addensate, costituiscono un materiale estremamente resistente dal punto di vista meccanico e, soprattutto, sono molto flessibili. Queste particolari proprietà si traducono, praticamente, in resistenza al calore, agli agenti chimici, all’abrasione e all’usura ed hanno dato luogo a circa 3.000 applicazioni dell’asbesto, in diversi campi, su scala mondiale (OECD, 1989).


Un utilizzo, quindi, talmente vasto da rendere estremamente difficile circoscrivere un settore industriale e civile non interessato dalla sua presenza. Negli anni ‘60, infatti, la nostra società (come del resto le altre industrializzate) ha trovato molto comodo ed economico l’uso di questa sostanza in molte applicazioni comuni che poi sono entrate a condividere il vivere quotidiano di gran parte della popolazione: dal tetto di casa all’asse da stiro, dalla plastilina usata dai bambini al «tappo» di emergenza per un tubo gocciolante. Nell’immaginario collettivo, quindi, l’amianto è stato per molti anni un simbolo positivo della moderna tecnologia:

Rino Gaetano, in una sua famosa canzone degli anni settanta, parlava di una «coperta d’amianto» che conteneva i bollori d’amore di una ragazza di nome Berta! Sotto questa veste così «domestica», però, si celava un assassino.


La pericolosità per l’uomo

L’amianto è incluso tra le sostanze sicuramente cancerogene per l’uomo (IARC, 1987). Sotto qualunque forma, indipendentemente dalla quantità, ed in tutte le fasi del suo ciclo produttivo: estrazione, trasporto, utilizzo, eliminazione, la sua pericolosità è certa ed elevata. Nel 1986, infatti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato di fibra e a qualunque grado di concentrazione in aria determina comunque un aumento del rischio sanitario e va pertanto evitata». La nocività dell’amianto è costituita proprio da quelle sue fibre così flessibili che, trasformandosi in polvere e respirate, causano almeno tre principali tipi di patologie:


- i mesoteliomi
(cancro della pleura e del peritoneo) per i quali la morte sopravviene generalmente a distanza di due anni dalla diagnosi. Questi tumori erano rarissimi prima della grande diffusione dell’amianto nelle sue varie applicazioni. Il tempo medio di latenza è lunghissimo, circa 35 anni;

- i tumori al polmone dovuti ad un’esposizione all’amianto sono diffusi due o tre volte più del mesotelioma.
Il tempo di latenza è di 20/25 anni;

- la fibrosi o asbestosi,
la cui etimologia (e causa) deriva proprio dall’amianto, ha tempi di latenza da 10 a 25 anni.
Oltre a queste patologie, recenti indagini epidemiologiche hanno rilevato un aumento dei tumori gastrointestinali e/o di quelli alla laringe. Un ulteriore indice della sua pericolosità è dato dal fatto che laddove esiste una politica di prevenzione, i casi più gravi sono in diminuzione.


Secondo l’epidemiologo inglese Julian Peto, nel ‘98 ci sono stati 8 mila morti per mesotelioma e si prevede che nel 2.018 ce ne saranno 9 mila. Il rischio aumenta con il progressivo invecchiamento dei manufatti che comporta la liberazione delle fibre in ambiente.


La legge In Italia

l’amianto è bandito totalmente dal 27 marzo 1993, come stabilito dalla legge 257 del 1992, che titola «norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto» e dal D.M. 6 settembre 1994, riportante «normative e metodologie tecniche per la valutazione del rischio e del controllo, la manutenzione e la bonifica di materiali contenenti amianto presenti nelle strutture edilizie».


L’articolo 10 della Regioni ad adottare, entro 180 giorni dalla sua emanazione, i piani di protezione dell’ambiente, di bonifica e smaltimento, ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall’amianto.

La bonifica

Dal 1993, con l’entrata in vigore della legge sull’amianto, le ASL svolgono, o dovrebbero svolgere, un ruolo cardine nel coordinamento delle operazioni di partire dal settore edilizio. Le ASL effettuano l’analisi del rivestimento degli edifici e, nei casi di presenza di amianto, qualora non si possa ricorrere a tecniche di fissaggio (e solo nei casi in cui i risultati del processo diagnostico lo rendono necessario), dispongono la rimozione dei materiali, sia fioccati che in matrice friabile. Presso le ASL dovrebbe essere istituito un registro nel quale è indicata la localizzazione dell’amianto

L’indagine di Greenpeace

Nel 1994, con la presentazione del rapporto La morte viaggia sui binari, Greenpeace denunciava la presenza di 2.500 carrozze passeggeri in avanzato stato di degrado, coibentate con circa 2.000 tonnellate di amianto. Il tutto era di trovava in stazioni di provincia lungo tutta la penisola. Oltre 6.000 tonnellate erano state esportate in Europa dell’est, dal 1989 al 1994. Una seconda indagine di Greenpeace, nel 1995, ha nuovamente denunciato il traffico di carrozze amiantate denunce di Greenpeace sono state rilevanti per l’inchiesta della Procura di Firenze, tuttora in corso, volta ad accertare le responsabilità in questa vicenda. A sei anni dalla legge, Greenpeace Italia ha infine condotto un’indagine in sei città campione (Venezia, Vicenza, Milano, Pistoia, Roma, Napoli), rivolta a verificare l’eventuale presenza di amianto, in particolare nelle strutture scolastiche.
Armando

tratto da:http://www.controluce.it
Notizie in… CONTROLUCE
agosto 1999