venerdì 4 aprile 2014

DISASTRO AMIANTO!


Disastro amianto, in Campania quattro milioni di tonnellate da rimuovere

In regione ci sono oltre 4 milioni di tonnellate di materiali che contengono amianto da rimuovere e centinaia di nuovi casi di malattie correlate ogni anno. Ma il picco deve ancora arrivare. Intanto, il registro mesoteliomi è fermo e il piano nazionale non è mai partito. La denuncia dell'Osservatorio Nazionale amianto: "Pericoloso sottovalutare questo problema"

Quattro milioni e trecentomila tonnellate. Un numero impressionante: parliamo di amianto, e della “morte bianca” che in Italia miete 5mila vittime ogni anno.  In Campania c’è una bomba a orologeria: più di quattro milioni di tonnellate di materiali che contengono questo letale minerale sono ancora intorno a noi. Case, scuole, ospedali. E poi ci sono diverse centinaia di tonnellate di amianto “friabile”. Difficile quantificare quanto di queste fibre finisca nei nostri polmoni, perché gli sversamenti abusivi sono continui e le bonifiche mai partite sono troppe. Nel 2012 sono stati 405 i nuovi casi di malattie correlate all’amianto tra i lavoratori del settore privato, e sempre nel 2012 sono stati diagnosticati circa 100 nuovi casi di mesotelioma, il terribile tumore dei polmoni correlato all’asbesto.

I numeri li snocciola l’Osservatorio Nazionale Amianto, che  domani, a partire dalle 10 del mattino, terrà a Napoli un convegno, organizzato presso l’istituto alberghiero di Ottaviano, nel quale saranno illustrate le drammatiche condizioni nelle quali versa la Regione Campania, con esperti e magistrati, e presenterà in quell’occasione il piano regionale amianto per la Campania.  ”Mentre il Governo Renzi proclama di voler rivisitare e di voler attuare il piano amianto del Governo Monti che però le Regioni hanno già bocciato, e che è assolutamente inadeguato, si continua a morire in Campania come nel resto d’Italia – attacca l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio –  con un incremento della mortalità non solo per le patologie correlate all’amianto, ma anche per altre patologie tumorali, rispetto alle quali l’amianto è un agente quantomeno concausale, che comunque facilita l’insorgenza di ogni altra patologia tumorale”.

LE ETERNIT CAMPANE
Eternit e Italsider di Bagnoli, Sacelit di Volla, Tecnotubi di Torre Annunziata, ex Sofer di Pozzuoli, l’Avis di Castellammare, la Firema di Caserta, l’ex Iscochimica di Avellino, la Fincantieri di Castellammare di Stabia. Sono solo alcune delle fabbriche interessate dal fenomeno amianto. Poi ci sono gli sversamenti abusivi, “spesso in mano alla criminalità, anche organizzata”, ricorda Bonanni, in discarica ma anche nei centri abitati.

IL PROCESSO ETERNIT: L’AMIANTO E’ ANCORA DISASTRO
Clamoroso, poi, il caso dell’Eternit di Bagnoli: nel 2012 una inchiesta di Fanpage.it  con l’Osservatorio Nazionale Amianto ha squarciato il velo sul disastro ambientale, ancora presente. In queste immagini si vede amianto ovunque: nella fabbrica dismessa, nelle strade adiacenti, sull’asfalto, in sacconi mal conservati all’aperto. E poi le storie delle famiglie che in quei territori hanno perso i loro cari. Alcuni vi lavoravano, altri semplicemente abitavano lì. Queste immagini sono poi finite tra le mani del pm Raffaele Guariniello. Sulla base delle nuove prove, la Corte di Appello di Torino ha accolto il ricorso del procuratore e della difesa delle vittime e il 3 giugno dell’anno scorso ha condannato Stephan Schmidheiny anche per i casi dei decessi tra i lavoratori di Bagnoli: “La pena è stata portata da 16 a 18 anni proprio per questo”, precisa l’avvocato Bonanni.


IL PICCO ARRIVERA’ NEL 2020 
Il Registro Mesoteliomi è fermo al 2008 e ciò “non aiuta a prendere atto della drammaticità dei problemi legati all’amianto”. E l’incidenza è destinata ad aumentare. Secondo le stime, “presumibilmente intorno al 2020 e fino al 2030, sia per i mesoteliomi che per altri tumori polmonari e patologie come l’asbestosi legate all’amianto, ci sarà un picco di morti”. Questo è dovuto al lungo periodo di latenza, anche 40-45 anni, tra l’esposizione all’amianto e il momento nel quale si manifesta la malattia. A questo si aggiunge che, nonostante una legge del 1992 abbia vietato finalmente l’utilizzo del letale composto in Italia, in molti casi le bonifiche non sono state effettuate e la popolazione resta esposta all’amianto.

LE SCUOLE  ALL’AMIANTO
Esiste, poi,  ancora tanto amianto in edilizia. Un esempio? Gli istituti scolastici: “Il premier Matteo Renzi – sottolinea il presidente dell’Osservatorio –   sembra non voler affrontare il problema: quando ha fatto riferimento alle ristrutturazioni delle scuole, ha sorvolato sull’amianto”. Che, però, resta un problema pressante: “Abbiamo calcolato – spiega Bonanni – che in Italia ci sono 2.400 scuole con amianto, che non potrebbero essere ristrutturate senza prima essere bonificate, perché le fibre di amianto si disperderebbero nell’aria”.


IL PIANO NAZIONALE? UN BLUFF
Esiste un “Piano nazionale amianto” approvato dal Governo Monti nel 2013, che però non è mai entrato in vigore perché la Conferenza Stato-Regioni non gli ha dato il via libera. Il problema, come spesso accade, sono le coperture finanziarie. “Il piano nazionale amianto del governo Monti non è condivisibile – spiega l’avvocato Ezio Bonanni –  non dice la verità sulle dimensioni del problema dal punto di vista epidemiologico, si riferisce unicamente a circa mille decessi l’anno per il mesotelioma pleurico ma non parla di tutte le altre patologie legate all’amianto. Noi, invece, vorremmo partire dai territori con piani regionali: bisogna dare priorità alle bonifiche, che potrebbero essere attuate con una organizzazione meno verticistica, senza programmi calati dall’alto, utilizzando al meglio le risorse. Un esempio: utilizzare i fondi strutturali europei e la leva fiscale per consentire la detrazione delle spese nel rinnovamento degli impianti”.

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